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OTTANTA ANNI FA QUEI GIORNI DI SETTEMBRE di Maurizio Cichetti

nella foto Maurizio Cichetti

fonte “il Piccolo Marsicano ” 3 settembre 2023

Se non fosse che quella dell’8 settembre 1943 resta una delle pagine più nere della storia italiana, ci sarebbe, paradossalmente, quasi da sorridere, a ripercorrerne sia le premesse -nei giorni precedenti- che l’esito, nei giorni successivi, quando un’Italia già largamente provata si trovò del tutto priva di una guida, e soprattutto lo furono i circa due milioni di nostri soldati, ritrovatisi sotto la minaccia tedesca, sia nella penisola che sugli altri teatri di guerra. Ad ottanta anni di distanza da quei tragici giorni, quindi, si possono sommariamente ricostruire le tante ambiguità, gli indugi, i quasi tragicomici equivoci ed illusorie aspettative, le iniziative improvvisate e spesso discordanti che di fatto portarono, all’indomani dell’annuncio dell’armistizio, a quello che rimane l’aspetto maggiormente inglorioso, la fuga del re, di Badoglio e della maggior parte degli esponenti del suo governo. Per rimarcare, del resto, lo stato di to[1]tale confusione che regnava ai vertici politici e militari italiani, basterebbe ricordare i maldestri e inutili tentativi di rinviare al 12 settembre l’annuncio dell’armistizio. Così mentre Eisenhower, come concordato, alle 18 e 30 dell’8 settembre, annunciava per radio al mondo che “le Forze Armate del governo italiano si sono arrese incondizionatamente”, alle 18 e 45 a Roma il re Vittorio Emanuele III, Badoglio, i ministri, i generali an[1]cora discutevano sulla possibilità di disconoscere l’armistizio, addirittura di attestare ancora amici[1]zia verso i tedeschi per guadagnare tempo. In[1]somma, decidere di non decidere… A riportare tutti alla realtà fu un giovane maggiore, Marchesi, che mise l’accento su come la rappresaglia degli anglo-americani sarebbe stata spietata, in caso di inadempienza italiana sui termini e i contenuti dell’armistizio. Così alle 19 e 30 il maresciallo Badoglio leggeva alla radio il testo concordato: “Il governo italiano (…) ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower (…) La richiesta è stata accolta”. Erano le 19 e 45 dell’8 settembre 1943. “L’Italia – scriverà Montanelli nella sua Storia[1]s’illuse che la guerra fosse finita”.

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