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A scuola… a piedi, in bici, con i mezzi pubblici o in auto?

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Ambiente e non solo…

Direttore: Marco Talluri – Blog giornalistico nel quale si parla di ambiente, emergenza climatica, sviluppo sostenibile, mobilità sostenibile, comunicazione e non solo

Con questo articolo continuiamo la collaborazione con Pillole di Tram, di cui abbiamo pubblicato una serie di articoli. Questa volta il tema trattato è la mobilità scolastica.

1986: due bambine alla fermata del tram “Chantiers Navals” a Nantes… Con questa foto iniziamo una riflessione sui modi di trasporto fra casa e scuola, partendo dalle statistiche italiane dell’Istat per gli studenti fino ai 34 anni, quindi fino a università e specializzazioni.

Le più recenti sono relative al 2021, anno ancora condizionato dalla pandemia. La suddivisione per fasce d’età consente di evidenziare come si modificano le abitudini nel corso del tempo. Aggiungiamo le tabelle con i filtri del sesso e delle regioni. 

Complessivamente, nel 2021 il 29,9% degli studenti si è recato a scuola a piedi (di più nelle Isole), il 70,1% con un mezzo. La modalità “pedonale” cresce dalla scuola dell’infanzia fino alle medie (42,8% per gli 11/13 anni), poi cala a valori attorno al 19% nelle fasce fra i 18 e i 34 anni. L’utilizzo di un mezzo di trasporto riguarda sempre oltre il 50% degli studenti: guardando i valori medi, al primo posto c’è l’auto come passeggero (40%) con in testa le Isole, seguono pullman/corriera (9,5%), tram/bus (9,4%), treno (5,5%), auto come conducente (4,1%), pullman aziendale (3,8%), metropolitana (2,9%), bicicletta (2,6%) e motocicletta/ciclomotore (2%).

La somma delle percentuali è superiore a 100 perché una parte degli studenti si sposta con più di un mezzo di trasporto. In particolare, i bambini fino a 5 anni vengono accompagnati in auto dagli adulti nel 61% dei casi, ma anche durante la scuola primaria e secondaria di primo grado la quota è elevata: 52% e 41%.

L’auto cala di alcuni punti per gli studenti delle superiori: fino all’età della patente nel 34% dei casi, dopo i 18 anni 36% (25% da passeggero + 11% da conducente). All’università l’uso dell’auto è al 32% fra i 20 e i 24 anni, dai 25 anni sale al 38%. Lato trasporto collettivo, cresce fino ai 24 anni, poi subisce un calo, più vistoso per metropolitana/tram/bus/corriera che per il treno. Questi dati si possono affiancare alla durata dello spostamento casa – scuola: naturalmente scuole materne, elementari e medie si trovano più vicine a casa (entro i 15 minuti per quote comprese fra 76 e 81% degli studenti).

Nella bibliografia i risultati di indagini anche in Francia, Belgio e Svizzera, che hanno campioni e modalità non coincidenti. La prima analizza gli studenti fino al liceo: auto 31%, a piedi 28%, scuolabus 18%, mezzi pubblici 15%, bici 2%, car sharing 1%. Per il 39% degli intervistati, l’istituto si trova entro i 2 km da casa, per il 25% fra i 2 e i 5 km. Fra i genitori che accompagnano il loro figlio a scuola, il 26% dichiara di uscire esclusivamente per tale fine, mentre per il 17% la scuola implica una deviazione rispetto all’itinerario casa-lavoro. 

In Belgio (scelte multiple) auto 58%, bici 37%, a piedi 27% e trasporto collettivo 22%. In tal caso, la distanza casa-scuola è entro i 3 km per il 40% degli intervistati. Il Touring Club belga sottolinea che il 25% degli spostamenti stradali nelle ore di punta sono per la scuola. 

La statistica elvetica riguarda gli spostamenti sistematici per ragioni di formazione dai 15 anni in su (superiori, università, apprendistato): nel 2021 il 39% degli studenti ha utilizzato il treno, il 26% il trasporto pubblico su gomma, il 17% l’automobile (incluso scuolabus), l’8% a piedi, l’8% la bici inclusa quella elettrica e il 2% la moto. La distanza media casa-scuola è di 20 km per una durata di 40 minuti.

Proprio per distanze e tempi di viaggio modesti, l’uso della macchina è ingiustificato, almeno in certi termini. Come si può constatare presso molti istituti, non di rado le auto hanno solo due (genitore e figlio) o una persona a bordo (solo lo studente, se già in età di patente). Fra le immagini in galleria, anche i nostri scatti che hanno immortalato il caos in Piazza di Porta Castiglione a Bologna e in un polo scolastico nel Comune di Rimini. Oltretutto sotto le Due Torri segnaliamo che genitori o persone di loro fiducia, se non già in possesso del contrassegno per i residenti nella zona dove c’è la scuola, possono richiedere quello che consente accesso e sosta gratuita per accompagnare bambini e ragazzi fino ai 14 anni, anche in ZTL. E’ opportuno? 

Anche per distanze brevi e su percorsi serviti dal tpl, molti genitori risponderebbero che accompagnano il proprio figlio perché usano comunque l’auto per andare al lavoro. Ma per quanti la scuola è esattamente sul percorso? O implica una deviazione? Senza contare i casi in cui il viaggio in auto è solo per la scuola, motivato magari da veri o presunti pericoli che il figlio correrebbe a piedi, in bici – che però sono principalmente causati dalle stesse auto! – o in bus. 

Infatti è la congestione provocata dai veicoli privati attorno alle scuole a comportare un incremento di incidenti e di inquinamento, e le prime vittime sono gli stessi bambini e ragazzi. L’esposizione ad inquinanti è associata ad un maggior rischio di disturbi dell’apparato respiratorio, dello sviluppo polmonare e del neurosviluppo dei ragazzi.

E non credete alle super bufale dei comitati contrari a tram e tpl che sostengono che le emissioni inquinanti dei mezzi su strada siano pressoché ininfluenti rispetto al riscaldamento degli edifici: meglio affidarsi ai dati di ARPAE!

Ogni sostanza inquinante (ossidi di azoto NOx, metano CH4, composti organici volatili COVnm, ammoniaca NH3, polveri totali sospese PTS, polveri con diametro inferiore ai 10 micron PM10, polveri con diametro inferiore ai 2.5 micron PM2.5 ecc) ha le sue fonti emissive. Ad es. l’autotrasporto è il principale responsabile dell’NOx, il riscaldamento domestico delle polveri sottili (il traffico stradale è secondo), l’allevamento del CH4. Per il contributo del traffico stradale alle PM10, circa il 50% è costituito dalla combustione dei veicoli diesel, il restante 50% deriva da usura dei freni, pneumatici e abrasione strade. Considerato che gas serra diversi hanno differenti effetti climalteranti, i gas serra possono essere combinati avvalendosi di fattori peso che esprimono per ogni gas il potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential o GWP), espresso come CO2 equivalente. E così il contributo principale in termini di CO2 equivalente in Emilia-Romagna come in Italia è quello dei trasporti su strada, seguito dalla produzione di energia. Anzi, a livello nazionale fra 1990 e 2019, che registra globalmente una riduzione delle emissioni di gas climalteranti, quelle dei mezzi su gomma hanno segnato un +3%.

E non bisogna pensare che accompagnando i figli in macchina tali rischi vengano ridotti: l’abitacolo può infatti diventare un ambiente con significative concentrazioni di sostanze inquinanti. Se l’auto non è dotata di un’opportuna barriera filtrante, l’aria inquinata entra e vi rimane raggiungendo così un livello di ben superiore a quelli esterni, anche fino a 12 volte (intervento pubblicato su The Guardian del professor Stephen Holgate, esperto d’asma dell’Università di Southampton e presidente del gruppo di lavoro del Royal college of physicians sull’inquinamento atmosferico).

Inoltre recarsi a scuola con i mezzi pubblici oppure in bici o a piedi, insieme ad altri compagni, è molto più indicato sia a livello educativo e sociale, perché favorisce le relazioni interpersonali e la conoscenza tanto della città quanto delle regole di comportamento in strada, sia per la salute a 360 gradi: l’esercizio fisico contrasta la sedentarietà e l’obesità, migliora la circolazione e stimola la produzione di ormoni chiamati endorfine che hanno un effetto positivo su umore, ansietà, stress, depressione e qualità del sonno dei bambini. 

E’ pertanto necessario puntare su trasporto collettivo, piste ciclabili, a questo proposito ricordiamo l’iniziativa StreetsForKids che anche quest’anno, il 5 maggio vedra numerose iniziative in tutta Italia – ndr] , zone 30 e zone scolastiche, cioè zone urbane in prossimità degli istituti in cui è garantita una particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente.https://ambientenonsolo.com/siete-pronti-a-chiedere-streetsforkids%ef%bf%bc/embed/#?secret=q2XmliNDpZ#?secret=jwR2li0Fbn

Di recente è stata anche introdotta, per le scuole di ogni ordine e grado, la figura del mobility manager scolastico orientata verso una “funzione educativa della scuola e dello sviluppo sostenibile” (in realtà già prevista dell’Articolo 5, comma 6, della Legge 28 dicembre 2015, n. 221, ora dal comma 12 bis dell’articolo 8 del DL 16 giugno 2022 n. 68, convertito dalla legge 5 agosto 2022 n. 108).

Le nuove linee guida in realtà paiono ancora problematiche in quanto depotenzierebbero tale ruolo, non solo perché è da scegliere su base volontaria e senza riduzione del carico didattico ma soprattutto perché è eliminato l’obbligo di redazione del fondamentale Piano degli Spostamenti Casa-Scuola lasciando al mobility manager scolastico solo generici compiti educativi e di collaborazione con quello d’area comunale. 
Le opzioni sono diverse, ma stentano ancora oggi a diventare soluzioni concrete e durature se non a macchia di leopardo grazie ad alcuni Comuni più virtuosi. 

Non è che le abitudini relative alla mobilità che abbiamo da adulti dipendono da quelle in età scolare? https://ambientenonsolo.com/basta-aria-inquinata-intorno-alle-scuole-petizione-della-campagna-clean-cities/embed/#?secret=wwySNtOhKE#?secret=BJ0wdpoMRw

Bibliografia

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