AVEZZANO

Avezzano e la Marsica nelle prospettive di sviluppo della regione Abruzzo – Intervento del Dott.Stefano Fabrizi direttore confagricoltura l’Aquila

 Convegno

Ordine dei Commercialisti della Marsica

20 aprile 2022

Buon pomeriggio

Saluto il Dott. Valerio Dell’Olio Presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed esperti contabili di Avezzano e della Marsica, un ringraziamento alla dottoressa Marisa Gismondi per l’invito al convegno.

Il tema affidato “il Fucino risorsa inestimabile per l’agricoltura regionale” reca due aspetti contradditori se rapportato al titolo del convegno che chiede di speculare il settore in relazione alle prospettive di sviluppo della regione Abruzzo e della Marsica.

Indubbiamente, la nostra agricoltura del Fucino per i numeri che esprime è un motore importante per l’economia marsicana: il 25% del PIL agricolo regionale, 12.000 addetti, di cui 7.500 operai agricoli, 500 mln di euro di PIL agricolo.

Tuttavia, l’aspetto positivo va calato nell’incertezza del momento ma anche in visione prospettica.

Le incognite legate alla geopolitica coinvolgono pesantemente l’Europa che, ricordiamo, governa l’agricoltura con lo strumento della PAC, l’unica vera politica comune che assorbe il 30% del bilancio comunitario.

Per la politica nazionale sarebbe il momento ideale per fare un esame critico su quanto fatto in questi ultimi 25 anni con le immense risorse erogate dalla PAC.

La tempesta in atto è quella perfetta:

Gli aumenti dei costi energetici, la crescita esponenziale dei prezzi dei concimi, mangimi, gasolio, delle sementi in alcuni casi di difficile reperimento, la crescita dell’inflazione che, erodendo il potere di acquisto dei consumatori, riduce e sposta i consumi verso cibi con meno valore aggiunto, riducendo quelli della IV e V gamma, i trasformati, quelli a marchio a più alto valore aggiunto.

Ma la tempesta non è partita oggi e solo in parte dipende dalla guerra, la tempesta viene molto lontano.

Da quasi un trentennio mancano politiche agricole nazionali di prospettive, indirizzate alla crescita della capacità produttiva delle imprese ed al recupero della produttività in molti settori delle commodity. È mancata la visione che avrebbe dovuto garantire una sovranità alimentare accettabile, una sovranità da non confondere con la sicurezza alimentare cui, invece, ci siamo concentrati introducendo moltissime scelleratezze frutto di una visione astratta della tutela del consumatore e dell’ambiente che hanno danneggiato oltremodo la produttività e la redditività dei grandi marchi italiani costretti a rifornirsi di beni primari dall’estero. Un po’ come successo con la Cina e l’India cui l’Occidente ha appaltato la produzione dei prodotti di consumo, dei servizi e prodotti informatici e tecnologici.

Una moltitudine di iniziative politiche fortemente condizionate da un ambientalismo acritico ha danneggiato il settore facendo perdere capacità produttiva in molti comparti tipicamente mediterranei: grano duro e tenero, cereali foraggeri, olio d’oliva, prodotti orto frutticoli, carne.

La guerra ha soltanto messo a nudo le debolezze del paese e dell’Europa.

Il Fucino vive questo momento di transizione nell’incertezza della congiuntura negativa recata dai recenti sovvertimenti geopolitici. Ma le preoccupazioni maggiori nascono dalla strategia europea della Farm to Fork costruita senza aver valutato che le compatibilità ambientali devono andare di pari passo con le compatibilità economiche delle imprese; dal piano strategico agricolo nazionale, messo contestato su molti aspetti dalla stessa Commissione europea.

Tuttavia, le nostre imprese tirano dritto e vanno avanti e, come sempre in Italia, da sole. Cresce l’aggregazione con il progetto di filiera presentato dal DAQ Ortofrutta (Distretto Agroalimentare di qualità) che finanzierà, solo nel Fucino, 30 milioni di euro di investimenti. Stiamo predisponendo un nuovo progetto di filiera da parte della OPOA MARSIA per creare un polo logistico e produttivo nel sito ex Pittini a Celano, sono in programma investimenti nel settore delle energie rinnovabili soprattutto fotovoltaico sui capannoni, il prezzo dei terreni è ai suoi massimi storici segni che le imprese, anche individualmente, vogliono crescere nella dimensione produttiva.

Accanto a questo assistiamo alla vacuità della politica agricola nazionale le cui azioni si limitano alla gestione ordinaria dei fondi comunitari e del PNRR tralasciando riforme essenziali a creare l’ambiente favorevole alla nascita e alla crescita delle imprese agricole.

La politica dei bonus/regalie pare senza fine. Il reddito di cittadinanza è stato devastante per il nostro settore, ha surrettiziamente introdotto il salario minimo a un livello altissimo alimentando lavoro nero e disaffezione verso le nostre imprese. Le aberrazioni della legge 199/2006 (quella sul famigerato caporalato agricolo) che tengono sotto indagine per anni gli imprenditori senza arrivare a decisioni definitive, la riforma del processo civile che ancora non permette il rapido recupero dei crediti, le leggi di facciata e demagogiche come quella sulle pratiche sleali e quella sul biologico per fortuna depurato dal Biodinamico.

Per tornare in Abruzzo è ancora lontano il tempo per ridurre le conseguenze negative che la fauna selvatica arreca alla produzione agricola, un tema tabù, considerato minore che tocca sensibilità a senso unico. Giorni fa, per la prima volta, è stato fotografato un branco di cervi all’interno del Fucino. Un segnale di allarme visto che in ampie zone della provincia, da alcuni anni, non è più possibile coltivare grano, legumi, mais, girasoli per la presenza diffusa ed invasiva dei cervi e dei cinghiali.

Ci interessano invece, con dispendio di energie e finanziamenti, le performance di Juan Carrito e della sua totale indifferenza ai programmi di rieducazione.

Per concludere in bellezza veniamo alle cose “meno importanti”:

cosa dire dell’impianto di irrigazione del Fucino? dell’invaso di Amplero, dello stato disastroso delle strade fucensi, della mancata e insufficiente depurazione delle acque, dell’assenza di manutenzione delle pertinenze comunali dei canali, del controllo inefficace del territorio in ordine ai furti e al traffico di droghe pesanti, dell’abbandono indiscriminato dei rifiuti, del consumo del suolo.

Per questi interventi infrastrutturali non ci sono progetti e quelli in itinere sono bloccati da burocrazie asfissianti e amnesie della politica e delle amministrazioni locali.

Veniamo informati giornalmente di progettazioni di ogni tipo che intendono accedere ai fondi del PNRR, nessuno che affronti le richieste delle imprese agricole per opere pubbliche di infrastrutture e servizi essenziali allo sviluppo delle imprese, eppure le nostre proposte sono del tutto in linea con la declamata transizione ecologica: riduzione dell’utilizzo delle risorse idriche, riduzione dei costi energetici, riduzione degli imput alle coltivazioni, miglioramenti ambientali.

Del cibo si parla sui giornali, nei salotti, nei convegni. Tutti i giorni in tutte le ore e in tutte le reti televisive i cuochi, vere e proprie star, parlano di alimentazione ma non di produzione agricola che per i nostri media è solo quella di nicchia, tipica, del KM 0 prodotta dalle fattorie in un ambiente bucolico e del tempo libero, non di quella che riempie gli scaffali, le linee produttive delle industrie agroalimentari, quella che genera PIL e posti di lavoro.

Grazie.

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