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VENERDI’ SANTO :  Un drammatico “PERCHE?”

Gaza, Calvario di innocenti

La Croce non è un monile di cui adornarsi: un portafortuna da catenina o da orecchino.

https://www.famigliacristiana.it/articolo/israele-avanza-su-gaza-ancora-un-altra-strage-di-innocenti.aspx

di Gino Milano

La Croce è un manifesto: manifesta ciò che l’uomo è capace di fare ai suoi simili e a Dio.             

       È un suo prodotto esclusivo. Perché l’uomo è stato e continua ad essere un raffinatissimo produttore di croci, dei tanti strumenti di morte creati per inibire, torturare e uccidere altra umanità.

La Croce è la radiografia del livello al quale sappiamo arrivare per sopprimere gli altri. Per sopprimere Dio.

Al tempo stesso è il manifesto di “chi è il Dio” che ci è posto davanti nel Venerdì santo. Non quello edulcorato da effluvi sentimentali, così somiglianti a terapie psicologiche, o infarcito di impassibilità dalle tante filosofie. Non un dio rintanato nei cieli dei cieli. Non il dio del deismo: quello di cui si fregiavano le SS naziste con il loro motto “Gott mit uns – Dio è con noi”, o inciso sui dollari americani, dove è stampigliato “in God we trust – noi crediamo in Dio”. Neppure quello gridato dai crociati cattolici – “Dio lo vuole” – prima di lanciarsi a violentare donne e annientare vite di altri, oggi tragicamente riecheggiante tra le frange del fanatismo terrorista di gruppi islamisti. O, ancora, quello chiamato a benedire gerarchie politiche e guerrafondaie: “erano presenti alla cerimonia le autorità civili, militari e religiose…”

Per molti fra noi la fede è colta sovente come una dimensione rassicurante, riserva di certezze, anestetico per il dolore del mondo, per la sofferenza propria e degli altri, ricettario di risposte pronte per ciò che accade sui versanti della storia.

La Croce – e quell’uomo che vi è stato appeso – ha nulla di tranquillizzante. Anzi, si presenta come un messaggio scandaloso al quale si fa fatica a credere; un evento sconvolgente che si vorrebbe presto rimuovere. Mostra un Dio assai diverso, con uno stile e una forma della sua presenza che pongono un drammatico “PERCHE’??”

Lo stesso “perché” che Gesù grida a quel Dio che aveva chiamato confidenzialmente “papà”: “Dio mio, Dio mio, PERCHE’ mi hai abbandonato?”. E, subito dopo, quelle altre parole, le ultime, che costituiscono l’ultimo sguardo verso il mondo e l’umanità intera: “Padre, perdonali, Non sanno quello che stanno facendo”.

Sì, la Croce è il luogo dell’incontro pieno tra Dio e l’umano: la fiducia totale nell’Uno e nell’altro.

E la fede nell’UOMO DELLA CROCE colma ogni distanza tra Dio e l’umanità.

Non allontana l’enigma della fede: lo attraversa. Non rimuove il dolore: lo assume. Non si scioglie in una spiritualità astratta: la incarna.

E là, insieme a Cristo, stanno tutti crocifissi della storia, i crocifissi di oggi, di questo Venerdì Santo 2025.

Preghiera di Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme

Non senti, Signore, il grido dei nostri piccoli? Il loro pianto arriva ai tuoi orecchi?

Nella loro angoscia sono migliaia i sopravvissuti alla carneficina, feriti e dispersi.

Da Rafah, da tutta la Striscia di Gaza gridano a te,

perché nessuno riesce ad acquietare il loro pianto.

Tu, Signore, certamente li solleverai dalla loro angoscia.

Li libererai dalle tenebre di morte.

Eppure, continuo a sperare nel Signore.

Nonostante i nostri occhi siano ormai aridi di lacrime

e continuino a vedere scuole bombardate e cadaveri dispersi:

nonostante tutto crediamo.

Abbiamo sofferto troppo nella nostra terra di Gaza.

Da sempre abbiamo dovuto centellinare l’acqua,

ma mai eravamo morti di sete in Terra santa.

Invece distruggono tutto e stremati soffriamo per la fame, la sete e il colera.

Sono senza pietà.

Signore, noi vogliamo resistere al nostro annientamento

e preghiamo, piangiamo, gridiamo a te che ci ascolti.

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