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Il RESPIRO e il CONTATTO come RISCHIO BIOLOGICO di Ilio Leonio

dalla pagina facebook di Ilio Leonio

Siamo stati a lungo spettatori di un fenomeno allarmante che sembra permanere in maniera preoccupante nella nostra società: a fronte di quanto accaduto con il lockdown, con il coprifuoco, con il lasciapassare e con tutta una serie di misure di controllo delle libertà personali, la gran parte della popolazione non ha trovato niente da obiettare, neanche quando il governo ha mandato uomini armati alle fermate degli autobus per controllare il GP dei ragazzini o ha impedito a persone anziane di andare al bagno negli autogrill. Il livello di indifferenza, acquiescenza e unanimità della maggioranza ha qualcosa di anomalo, al punto da far immaginare che sia l’esito di un cedimento sociale, politico, cognitivo, psichico ed emotivo.

Sono stati colpiti da maledizione due aspetti fondamentali dell’esistenza umana: il RESPIRO e il CONTATTO. IL RESPIRO – processo fisiologico vitale e fulcro di tutte le discipline del corpo – presentato come un elemento tossico e nocivo e IL CONTATTO – fondamento della relazione umana e sociale – descritto come rischio biologico. Ed è sembrato normale alla maggioranza dei cittadini.

La narrativa dominante ha imposto, in ogni momento della pandemia, la drastica semplificazione del ragionamento complesso, inducendo a credere che CONTROLLO, DISCIPLINAMENTO e PROPAGANDA fossero mezzi indispensabili per il contenimento del virus. Anche la semantica è stata volutamente corrotta, per cui parole come “emergenza”, “sicurezza”, “altruismo”, hanno perso i loro precedenti significati ordinari, per assumerne altri segnati da evidenti connotazioni da lingua orwelliana.

E così, la gestione pandemica si è dispiegata attraverso l’uso politico dei sentimenti di PAURA e ANGOSCIA e della VIOLENZA SIMBOLICA E MATERIALE – soprattutto mediatica e istituzionale, ma anche militare – nei confronti della popolazione.

A fronte di una situazione così alterata, contrassegnata, tra l’altro, dall’irreperibilità delle forze politiche e sindacali, che avrebbero dovuto sostenere i movimenti libertari, soltanto una minoranza di “irresponsabili” si è discostata dal dogma scientifico e dal pensiero unico dominante.

E ora? E ora forse è il caso di aprire una discussione ampia e senza reticenze su uno dei momenti più bui della storia, della cultura e della condizione esistenziale e sociale dell’uomo bianco occidentale. Ora che i dati statistici hanno rivelato in tutta la sua nudità la fallacia della sentenza “Lo dice la scienza”, si tratta di demistificare una realtà profondamente inquinata da falsità e menzogne e avvelenata da campagne d’odio mediatico, istituzionalmente promosse, che hanno prodotto e continuano a produrre profonde scissioni e infinito dolore nel corpo sociale, anche, perfino, nei rapporti interpersonali più consolidati (amori duraturi andati in frantumi, antiche amicizie infrante, parentele spaccate, …). Le prove di autoritarismo, condotte secondo l’antico adagio del “divide et impera”, sembra che abbiano funzionato. Finora! Ma ora è il momento di guardarci in faccia, senza maschere, e riconoscerci come uomini e donne che vogliono camminare insieme. Camminare insieme è l’unico modo per far capire ai signori del potere, che vogliono terrorizzarci, dividerci e soggiogarci, che il loro tempo può finire.

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