NOTIZIE Uomo,dove sei?

Il prezzo della INFORMAZIONE

di Gino Milano

E’ la domanda preoccupante che si pone ogni cittadino sufficientemente attento a ciò che succede intorno a lui e nel mondo. E si chiede: “può l’informazione essere deviata, offuscata, silenziata  o, peggio, piegata agli interessi di qualcuno”?

Certo che succede! Nessuno è così sprovveduto da credere nella purezza,          nell’innocenza e nella sincerità dei mezzi di comunicazione sociale (un tempo considerati il “quarto potere” esercitato sulla società , ma da qualche decennio divenuti divenuti la “Prima forza di potere”,  capace di indirizzare, guidare , disporre del pensiero della gente, influenzando la mente di individui , famiglie , lavoratori , popolazioni intere).

Il sistema mediatico è davvero la prima e la più potente arma per orientare la percezione degli eventi e quindi degli eventi stessi.

Perciò, la manipolazione dell’informazione è riprovevole e inaccettabile quando il soggetto che se ne serve è un Ente pubblico, un’Amministrazione, un Governo, cioè un Organismo istituzionale cui non è concesso ignorare, o addirittura “scartare” faziosamente quei cittadini che non si lasciano assoggettare e ridurre in servitù dal potente di turno e del momento.

Può un sistema amministrativo o politico  generare ignoranza, indifferenza ,censura o complicità ?  Certamente sì. Ed è quello che sta accadendo nelle società europee.

Se vale per tutti., perché non può valere per i giornalisti, gli editori, i direttori di giornali, tivù e social ?? Ed è là che si annidano le trattative per il prezzo dell’informazione.

Quale autonomia di parola hanno i giornalisti? E qual è il ruolo dei collettivi redazionali e delle rappresentanze sindacali, cioè dei soggetti che devono avere cura che sia assicurata una comunicazione libera, non schiacciata da coloro che detengono la responsabilità della “cosa pubblica”?

E cosa si può fare di fronte ai tentativi di “chiudere la bocca”, rendendo mute le “voci scomode” al potente di turno e del momento, tanto da influire sulla coscienza delle persone?

Chi, se non una Cittadinanza Partecipata, può rompere l’impotenza e l’isolamento di quelle “bocche libere” attivando strumenti di resistenza e di testimonianza popolare?

E’ così che alcuni cittadini si sono ritrovati – nel silenzio di tanti – a sostenere il giornalista Claudio Abruzzo nella recente, paradossale vicenda in cui ha voluto cacciarlo il Comune di Avezzano.

“Pochi cittadini”, dicono alcuni malpensanti, forse perché impauriti da quanto sta succedendo, perché implicati tra coloro che beneficiano del prezzo dell’informazione!

Ma quando mai la Democrazia,  i principi, i valori costituzionali ed etici sono  ridotti a numeri?

Le maggioranze che ogni volta si formano per amministrare l’Ordinamento sociale, economico e giuridico di una comunità civica devono fare i conti – esse sì  –  con i numeri. Ma colui/ coloro che si fanno carico “della cosa pubblica”( sempre pro-tempore) restano soggetti alle regole del gioco poste dell’Ordinamento generale che disciplina l’esperienza amministrativa e politica : quelleregole non possono essere disattese da chi vorrebbe farne una “cosa privata”, una “cosa nostra”, non di tutti i cittadini.

Provare a sostenere e difendere la libertà di espressione, di comunicazione , di informazione , è un dovere civico, non un capriccio ideologico di parte.  Dovrebbe essere un dovere di coscienza di quanti esercitano l’alta funzione sociale dell’Informazione. Perché l’Informazione non ha prezzo!                                 

                                                                                                                                                                

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