Anche da Avezzano stiamo andando oggi a Roma per partecipare alla Marcia promossa da Europe for Peace: CESSATE IL FUOCO SUBITO e NEGOZIATO PER LA PACE.
Share0Gino Milano
Ci poniamo tutti alcune domande: siamo poveri ingenui, illusi, o forse siamo i più concreti realisti? Servirà a qualcosa anche quest’esperienza? Ne verrà un fallimento o una nuova frontiera per la Pace?
Portiamo con noi il pensiero di alcuni personaggi che – come noi – si sono posti il problema della pace … e a quale pace poter arrivare.
Il primo pensiero è del ministro della Difesa, Guido Crosetto. << Non ci sono barriere culturali che mi impedirebbero di essere idealmente con loro (cioè tra coloro che oggi percorrono le strade di Roma gridando il desiderio e l’esigenza della pace). Non ci sono adesso, non ci sono mai stato prima e forse mai ci sarò, perché affrontare il mondo con la responsabilità di dare risposte possibili ti costringe a fare i conti anche con qualcosa che non ti piace. Sventolate le vostre bandiere. Urlate forte le vostre idee. Ma occorre sappiate che esiste un mondo che anche se non sarà in piazza insieme a voi e che vi sembra anni luce lontano da voi, quello della Difesa, vuole la pace proprio come (la sottolineatura è d’obbligo!!) la volete voi.>> Poi cita a memoria Sant’Agostino, nella “Città di Dio”: << è infatti l’ingiustizia del nemico che obbliga il saggio ad accettare guerre giuste…>>.
Alla domanda se esistono guerre “giuste”, soprattutto con le armi di cui oggi disponiamo, il ministro della Difesa risponde: <<Nulla che fa male all’umanità può essere definito giusto. Ma l’umanità è costretta ogni giorno a fare i conti tra quello che vorremmo e quello che è. Vorremmo pace e combattiamo guerre>>.
Qual è, allora la strada? <<Dobbiamo cercare di mettere regole anche alle cose più terribili. Che i civili non vanno coinvolti. Che non si bombardano le centrali elettriche, gli acquedotti, le scuole, gli ospedali. Che non si bloccano le navi che portano grano. Che si dice con chiarezza mai armi nucleari e armi chimiche. E’ questa la grande sfida delle organizzazioni internazionali. E’ costruire un mondo meno brutto>>.
Mi ha ricordato qualcosa di quando, da bambini, giocavamo a “guardia e ladri”.
Il secondo pensiero riprende le riflessioni di Mario Pizzola, un obiettore di coscienza che nel 1971 – come previsto allora dalla legge – ha scontato la condanna nel carcere militare di Peschiera del Garda per aver rifiutato di imbracciare le armi. <<Anche allora – ha scritto alcuni mesi fa – c’era chi accusava i pacifisti di codardia e di essere “né di qua né di là” solo perché avevano scelto di non intrupparsi in nessuno dei due blocchi militari ed auspicavano il superamento di ogni nazionalismo. Oggi, invece, a indossare la tuta mimetica sono capi di partito eredi di quello che fu il movimento internazionale dei lavoratori, che aveva le sue radici proprio nel rifiuto della guerra e nella solidarietà universale degli oppressi>>.
Si domanda Pizzola: <<Ma davvero, come ci dicono gli esperti di geopolitica dell’ultima ora, non esisteva nessuna alternativa tra resa e resistenza armata all’aggressione di Putin? Eppure, l’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev nel 2015 aveva condotto un sondaggio nazionale rappresentativo dal quale era emerso che, in caso d’invasione e occupazione armata straniera del loro Paese, la maggioranza degli ucraini era favorevole alla difesa nonviolenta guidata dai civili. Ma la strada della resistenza nonviolenta organizzata e di massa, purtroppo, non è stata neppure tentata dalle autorità politiche ucraine. Lo sappiamo, la storia non si fa con i “se”. Ma dobbiamo interrogarci sul perché, alla fine, la guerra è diventata “inevitabile”>>.
E ancora: <<La partita che si sta giocando il Ucraina è quella del controllo del mondo. Con la guerra Putin vuole imporre la sua visione egemonica imperiale. Ma la guerra è anche l’occasione d’oro che gli Stati Uniti stanno utilizzando per cercare di mettere all’angolo l’avversario russo e tentare di riconquistare quel dominio globale che negli ultimi due decenni è apparso venir meno. La guerra è anche una manna dal cielo per le lobby delle armi, un motivo formidabile per giustificare ed espandere l’enorme spesa per gli apparati militari e gli armamenti. Se non ci fossero le guerre, dirette o per procura, come potrebbe prosperare quel “complesso militare-industriale” il cui condizionamento sulla società civile fu denunciato per primo dal presidente americano, nonché generale, Dwight Eisenhower?>>.
Il terzo pensiero viene da Mao Valpiana, presidente del movimento Nonviolento e delle Rete italiana Pace e Disarmo: << Dopo la seconda guerra mondiale, dopo la caduta del Muro di Berlino, dopo le guerre nel Golfo e nei Balcani, dopo le Torri Gemelle, dopo le guerre in Iraq e in Afghanistan, il tempo c’era per fare vere politiche di pace e disarmo. Ma è stato sprecato. Bisognava non costruire le armi che oggi sparano. Bisognava sostenere le proposte preventive della nonviolenza, unica alternativa alla guerra>>.
E si rivolge a un mondo politico che deve saper fare pace anche con sé: << Agli esponenti dei partiti politici che parteciperanno alla manifestazione pacifista (quella di oggi, 5 novembre) consiglio di venire portandosi un grande cartello con la scritta “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa…”; sarebbe un necessario gesto di umiltà. Infatti, tutti sono i benvenuti e più saremo meglio sarà, ma nella chiarezza dell’intento comune: basta guerra, la pace non la si ottiene con le armi. Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace. “tacciano le armi. Non esiste guerra giusta.” Su queste parole non ci può essere ambiguità. La via delle armi è sbagliata, è un’evidenza storica, e anche una verità evangelica, semplice e comprensibile anche dai più piccoli: “tutti quelli che prenderanno la spada, di spada moriranno” (Mt 26,52)
E come allora, al di là delle parole e dei “buoni” sentimenti? Valpiana si rivolge ai politici e ai rappresentanti istituzionali, di ieri e di oggi: << Si impegnino subito per ottenere i seguenti obiettivi, sui quali da anni corre il nostro impegno: 1) Adesione al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (il nostro Paese non ne parla nemmeno, un silenzio-rifiuto su ciò che l’ONU ha proposto e deliberato); 2) Approvazione legge istitutiva della Difesa civile non armata e non-violenta; 3) Istituzione dei Corpi Civili Europei di pace; 4) riduzione spese militari, restrizione sull’export di armi (il nostro Paese vanta record invidiabili in questi settori); 5) creazione di un Istituto di ricerche sulla pace e risoluzione nonviolenta dei conflitti>>.
Conclude: << Obiettori russi e ucraini sono gli unici attori delle due parti, che già oggi si parlano e lavorano insieme, e considerano la compatibilità dei mezzi (le armi, la guerra) con il fine (la difesa, la pace)>>.
Sì, penso che camminare oggi a Roma, tra piazza della Repubblica e piazza San Giovanni, non sia tempo perso e illusorio. E’ un modo per dire, tra migliaia di uomini e donne che hanno a cuore l’umanità, che la pace è possibile.
Gino Milano