AVEZZANO Punto Pace Marsica

AVEZZANO – Stringere la pace è possibile? Un punto “PACE” nella marsica può coesistere ? Per far finire la guerra bisogna fare più guerra?

la via della pace

Vediamoci martedì 10 maggio, alle ore 16.30, nella Sala conferenze della Comunità “Montagna Marsicana” (Via Monte Velino, 61 – Avezzano)

Una riflessione di Gino Milano

Dal  24 febbraio scorso – giorno dell’aggressione dell’Ucraina da parte di Mosca –  ci siamo chiesti, come tutti nel mondo, cosa stesse succedendo in Europa, perché nuovamente un conflitto guerreggiato nel Vecchio Continente, quali tragici scenari avrebbe aperto… e tanti altri “perché?”, “fino a quando?” “come” fermare l’orrore manifestatosi, in un crescendo di reazioni e controreazioni sempre più violente e atroci, tra vendette e rappresaglie, in un’escalation assordante degli armamenti almeno pari al grido di sofferenza della popolazione ucraina, specialmente dei più deboli, i bambini e gli anziani, cittadini inermi davanti alle sfide dei “grandi”, dei “potenti”, veri prepotenti e dominatori senza scrupoli su tutto e tutti.

Abbiamo visto da vicino i volti degli esuli e la loro disperazione, provando a farci carico della loro accoglienza e ospitalità in “terra straniera”; abbiamo elevato preghiere al Signore della pace, coscienti che ogni guerra è sacrilegio perché uccide l’uomo – immagine di Dio; abbiamo cercato di leggere i segni delle (ir)responsabilità geopolitiche in una vicenda che si trascina dal 2014 e che ha utilizzato l’Ucraina come una scacchiera sulla quale giocare una lunga partita tra Stati Uniti/Nato e Putin. Quel che ora sta accadendo rischia di fare dell’Ucraina il nuovo Afghanistan: un avventurismo di alcuni sulla pelle degli altri.

Tutti condanniamo senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina. Putin dovrà risponderne al suo popolo e alla Storia. Per porre fine al massacro abbiamo di fronte due strade: affidarsi alla forza delle armi o mobilitarsi con un’azione non violenta per una trattativa immediata, un negoziato, una soluzione diplomatica, una disperata tenuta di dialogo mai definitivamente chiuso.

Ci domandiamo se il ricorso alle armi, sempre più massiccio, sia la risposta unica o sia la più sbagliata! Il nemico più grande è la guerra: questo è certo per tutti. Come è certo che la pretesa di sconfiggere Putin con un impetuoso sviluppo militare, scalzandolo dal potere, comporta innumerevoli morti, sofferenze atroci tra la gente e un futuro di miseria per una moltitudine di persone. E preoccupa tutti il possibile impiego di armi nucleari, una minaccia per la vita sulla terra e una sentenza di morte per l’umanità.

La parola “PACE” è censurata. E’ stato ripetuto da una pluralità di individui, gruppi e soggetti che ieri sera hanno partecipato alla manifestazione di Roma per ridare spazio a pace e non violenza, dire basta alle armi e agire in modo “altro” per fermare il conflitto armato.

L’editoriale di “Avvenire” di oggi presenta una verità semplice: guerra più guerra non fa pace!

“Dicono che per far finire la guerra bisogna fare più guerra. E a noi che diciamo che non è vero, che guerra più guerra in Ucraina e ovunque significa solo un più grande massacro di vite umane e di verità, ribattono: e allora come lo fermate, voi, Putin? Lo fermate con le preghiere e le marce per la pace? Con le carovane di pacifisti, le missioni della Caritas (e il volontariato dell’associazionismo) che portano cibo e medicine in Ucraina e riportano in salvo i disabili e tanti altri profughi (parlando loro di diritti)? Lo fermate con la diplomazia degli smidollati disposti a parlare con il <<criminale del Cremlino>> ? Lo fermate con le buone intenzioni e con le buone azioni che le nonne, le madri e le maestre insegnano ai bambini?

Già, la guerra è cosa da grandi. E la pace è roba da piccoli, da bambini. Per questo non ne facciamo più di bambini, noi come i russi. E facciamo le guerre, i russi come noi. E facciamo le guerre “attraverso” gli altri. Costi quel che costi.”

Anche noi, come tutta l’umanità di oggi, ci portiamo dentro queste domande e le sentiamo bussare forte alla nostra coscienza, mentre in tanti modi pratichiamo solidarietà vicine e lontane… Che fare? Esiste un’alternativa per chi non si arrende e non uccide? Ce lo siamo chiesti partecipando alla PerugiAssisi. Ce lo siamo chiesti nella ricorrenza del 25 aprile, se “resistenza” sia il contrario di “resa” o di ben altro. Ce lo chiediamo ogni giorno raccogliendoci in preghiera, personale e comunitaria, davanti a Dio per invocare la pace, contro ogni equidistanza, a fianco delle vittime e per un ripensamento profondo delle relazioni tra popoli e territori…

Mi permetto, dunque, di proporre a tutti voi un appuntamento di riflessione comune, aperto e senza protagonismi, senza simboli spettacolari, dimostrativi, da esternalizzare: un incontro per rinnovare insieme il coraggio di pacificazione di cui tutti sentiamo il bisogno; per dirci come contribuire a dare pace.

                                                        Vi saluto con rinnovata stima,  Gino Milano

Per discuterne potremmo incontrarci nel pomeriggio del prossimo martedì 10 maggio, alle ore 16.30, nella Sala conferenze della Comunità “Montagna Marsicana” (Via Monte Velino, 61 – Avezzano) e preparare insieme l’evento che potremmo ipotizzare per un giorno della settimana successiva.

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