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Sulla strada della PerugiAssisi- Far nascere dal basso un gran movimento di pace

comunicato PUNTO PACE

La guerra è mostruosa, in Ucraina come nel resto del mondo.

Ogni giorno di guerra in più vuol dire più massacri, devastazioni, sofferenze. Per salvare la vita di donne e uomini, bambini e anziani in Ucraina bisogna tentare l’impossibile, senza sosta, per ottenere l’immediato “cessate il fuoco”.

Gli ucraini stanno resistendo (resistenza: parola cardine per l’Italia democratica) all’invasione e ogni giorno chiedono nuove armi sempre più pesanti. Sognano di vincere l’invasore russo. Ma, in assenza di una seria iniziativa diplomatica, fino a quando potranno resistere? E a che prezzo? Con quali conseguenze? Nessuno sa quanti morti, feriti, mutilazioni, traumi, sofferenze, devastazioni abbiano provocato due mesi di guerra. Più di quattro milioni di persone sono riuscite a fuggire abbandonando tutto. Altre centinaia di migliaia di persone sono sotto le bombe. L’unico modo per salvarle è creare le condizioni per un immediato “cessate il fuoco”.

Eppure molti non vogliono sentire. Lo spirito di guerra sta avendo il sopravvento alimentando una spirale di azioni, reazioni e controreazioni il cui solo effetto perverso è l’aumento progressivo della violenza. Stiamo andando incontro al peggio e pochi tentano di scongiurarlo.

Chi da tempo prova ad avere sguardi di pace verso le tante guerre che da decenni stanno insanguinando il mondo sa che in Ucraina il mostro della guerra si è mosso a passo lento e che è capace di una ferocia ben più grande. Nel profondo più buio delle sue viscere c’è, questa volta, persino quella bomba atomica che può scrivere la parola “fine” sulla storia dell’umanità. Eppure molti sono convinti di poterlo domare facendogli ingoiare sempre più armi e sanzioni che innalzano e allargano lo scontro. Un azzardo drammatico che in altri tempi nessuno si è sognato di sfiorare.

Dicono che dobbiamo prepararci ad una lunga guerra. Pazzesco! Anziché delineare una strategia per fermarla, quelli che dovrebbero difenderci si sono già arresi alla logica della guerra. Cosa vuol dire che “sarà una lunga guerra”: lunga quanto? Un anno? Dieci anni? Venti anni come in Afghanistan? Non lo sanno neanche loro. Perché una volta entrati nel tunnel della guerra nessuno sa come uscirne. E con quali risultati? Quali conseguenze? Non sanno neanche questo (o forse quello che si sa non viene detto, perché è terribile, data la capacità distruttiva delle armi. Una fine per tutti. E’ angosciante).

Per fermare la guerra e la sua escalation deve crescere un grande movimento di cittadini per la pace. Deve crescere “dal basso”, in ogni città, in ogni quartiere, in ogni scuola, in ogni luogo di lavoro.

Questo è il senso della partecipazione alla Marcia del 24 aprile da Perugia ad Assisi. Per aiutarci tutti, tutti insieme, e in particolare aiutare le giovani generazioni – alla vigilia della nostra Festa della Liberazione – ad aprire gli occhi sul pericolo che incombe e a reagire finché si è in tempo.

L’escalation della guerra non è inevitabile. Bisogna volerlo. Bisogna inseguire un serio negoziato politico.

Non ci dobbiamo limitare a chiedere pace. Dobbiamo essere disponibili a farla. Ogni giorno. Tutti i giorni. Prendendoci cura gli uni degli altri e del mondo in cui viviamo.

“L’arcobaleno lo vogliamo prima della tempesta, non dopo (scriveva Gianni Rodari). La pace deve precedere la guerra, per non essere soltanto un doloroso bilancio di rovine”.

PUNTO PACE MARSICA

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