AVEZZANO Avezzano e frazioni

La Marsica, non solo paesi ma decine di frazioni e case sparse.Oggi parliamo di CESE frazione di Avezzano

E’ Matteo Biancone a parlaci di Cese, frazione di Avezzano, è chiamata Cese di Avezzano o anche Cese dei Marsi. Il primo riferimento a Cese lo troviamo in “Chronica sacri monasterii casinensis” di Leone Marsicano (la cui biografia è stata qui pubblicata il 3 dicembre 2021), ove si riporta che Ildebrando, re dei Longobardi, nel 774 concesse ai Benedettini le terre tra Paterno e il “Guado cesano”. Il centro abitato iniziò a svilupparsi probabilmente intorno all’anno mille, quando pastori e contadini si stabilirono intorno al Monastero Benedettino, forse costruito sui resti di un tempio pagano o una villa romana, localizzato probabilmente accanto alla Chiesa di Santa Maria, la quale possedette numerosi terreni nei Piani Palentini e un cenobio al Monastero di San Pietro in Corcumello fondato nel XIII secolo.

Alcuni documenti riferiscono che Cese fu residenza del Vescovo dei Marsi tra i primi anni del Mille e il 1057, quando con Papa Stefano IX la Chiesa di Santa Sabina, sita a San Benedetto dei Marsi, divenne Cattedrale della Diocesi dei Marsi.  Alla fine del Duecento il potere dei benedettini in zona venne a scemare, i monasteri di Cese e Corcumello vennero soppressi da una bolla papale e probabilmente Mons. Giacomo de Busce fece diventare il monastero di Cese una delle sue residenze e i vescovi Maccafani di Pereto tra XIV e il XVI furono presenti assiduamente in paese.

Cese, dopo il saccheggio operato dall’esercito di Carlo d’Angiò come ritorsione dopo la battaglia di Tagliacozzo del 1268, venne ricostruita intorno alla vecchia chiesa benedettina di Santa Maria.

Cese divenne un’Universitas (ente nato nel Medioevo simile ai Comuni del Nord ma con minore autonomia) e rimarrà tale fino al 1806 quando le Universitas vennero abolite con l’abrogazione del Feudalesimo da parte di Giuseppe Bonaparte, re di Napoli. Nel 1811 Cese venne unita al Comune di Avezzano insieme a Capistrello. Cese ha avuto un periodo di notorietà e sviluppo dal XV secolo, grazie anche alla fama di Pietro Marso (1441-1511), studioso e canonico nato proprio a Cese, la cui opera più famosa è la monumentale interpretazione del poema Punica di Silio Italico. Cese nel Seicento e Settecento divenne luogo di soggiorno estivo per i Colonna, principi romani, benefattori della locale chiesa, come provato dal quadro donato da Marcantonio Colonna per l’altare della Madonna del Rosario che ricordava la vittoria riportata nella battaglia di Lepanto. Cese venne abbandonata dai primi decenni del XVIII come residenza vescovile, gli abitanti del paese (Cesensi) comprarono gli appezzamenti di terreno nel 1800, diventando possidenti. Il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 provocò a Cese più di 700 morti, cioè il 91% della popolazione allora residente, di cui più di 300 perirono nella Chiesa mentre si svolgeva la messa mattutina. Nelle grotte dei Piani Palentini, comprese quelle di Cese, durante la Seconda Guerra Mondiale si rifugiarono i partigiani e gli alleati scappati dalla prigionia.

La principale etimologia del toponimo Cese è dal latino “caedere” (“tagliare”), che indicherebbe il luogo dove l’imperatore romano Claudio avrebbe fatto tagliare gli alberi necessari per i lavori di costruzione dell’emissario per il prosciugamento del Lago di Fucino.

A Cese ci sono varie chiese, la più importante e di antica origine è la Chiesa di Santa Maria, secondo alcune fonti sarebbe stata costruita nel X secolo come convento benedettino, intorno al quale, come già detto, sarebbe sorto il centro abitato di Cese. Appartenne, attorno al 970, alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Luco, importante prepositura nella Marsica dell’Abbazia di Montecassino. La chiesa subì vari restauri, in particolare nel 1213, nel 1532 e nel 1886, quest’ultimo dopo il crollo della volta dovuto alla grande nevicata del 9 febbraio dello stesso anno. La chiesa di Santa Maria venne dichiarata monumento nazionale nel 1902. Fu distrutta dal terremoto della Marsica del 1915, nel 1934 inizio la riedificazione e venne poi inaugurata nel 1946. Dalla chiesa antica proviene la tavola raffigurante la Madonna in trono, capolavoro di Andrea De Litio, celebre pittore di Lecce nei Marsi, conosciuta come “Madonna di Cese”, datata tra il 1439 e il 1442, parte di una tavola più grande, attualmente esposta nel Museo d’Arte Sacra della Marsica nel Castello Piccolomini di Celano. L’immagine viene temporaneamente restituita a Cese in occasione della festa di Santa Maria. Nel Museo di Celano è esposta anche una croce processionaria del XIV secolo proveniente sempre dall’antica chiesa di Santa Maria.

L’ attuale chiesa di Santa Maria, ricostruita dopo il terremoto del 1915, esternamente ha una facciata in travertino con tre portali e nella parte superiore ha al centro un rosone. Dietro ha un campanile quadrato, internamente ha tre navate separate da possenti pilastri, ci sono le statue moderne del Sacro Cuore di Gesù, di Maria Addolorata e anche un’unica statua antica che è stato possibile recuperare dalla chiesa distrutta, quella di San Sebastiano.

La seconda per importanza e antichità è la Chiesa della Madonna delle Grazie, viene detta anche “Chiesa della Madonna della Rafia” dal nome del vicino omonimo torrente, probabilmente esisteva già all’inizio del XVII secolo. Distrutta dal terremoto del 1915, venne ricostruita come chiesa campestre nel 1921. La chiesetta di San Rocco, costruita nel 1854, venne distrutta dal terremoto del 1915 e ricostruita in posizione lontana sul versante occidentale del Monte Salviano. La Chiesa di San Vicenzo Ferreri, ora chiusa, venne costruita nel 1925 dopo il terremoto del 1915 ed utilizzata come parrocchia fino al 1946 quando si concluse la ricostruzione della chiesa principale.

Fonti:

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