SULLA STRADA…
Share0di Gino Milano
>È calato il sipario sulla frenesia delle Festività natalizie e d’inizio anno! È già calato anche sui sentimenti, sulle parole e sulle proposte di rivitalizzare l’esistenza che quei giorni hanno evocato? Si sono già spente le speranze suscitate da eventi, incontri, iniziative ed esperienze che ci hanno coinvolto in questo tempo appena trascorso?
Mai come oggi – negli ultimi ottant’anni e nei luoghi che abitiamo – la parola SPERANZA incontra la parola PACE: hanno significati diversi ma sono complementari, inscindibili in questa nostra epoca. E’ il motivo per il quale la “Tavola della pace della diocesi dei Marsi” insiste a voler dedicare il mese di gennaio a riflettere e discutere e proporre attenti segnali alla “speranza di pace”, sulla scia del Messaggio che il Vescovo di Roma – Papa Francesco – ha rivolto l’ 1 gennaio a tutto il mondo, indicando il cammino della promozione del dialogo e della comprensione tra culture, popoli, territori, e richiamando alla responsabilità di proteggere e salvare la vita umana, la dignità e la libertà dell’umano.
Al termine del mese, l’ultima domenica, da oltre 30 anni, la “Tavola” organizza la MARCIA DELLA PACE tra le strade di Avezzano.
Sulla strada… con i bambini, i giovani, gli adulti, le associazioni, le famiglie, le scuole, le amministrazioni locali, i cittadini tutti, per dire che – INSIEME – vogliamo, cerchiamo, pretendiamo che vi sia la pace in tutti i luoghi in cui la gente soffre e muore per la guerra, la fame, le ingiustizie, il cambiamento climatico che è frutto di un’aggressione alla terra che ci ospita (non sappiamo più per quanto tempo ancora).
A qualcuno può sembrare infantile, ridicolo quasi, partecipare ad una marcia della pace! E certamente può esserlo se di quel momento se ne fa un avvenimento di folklore, circoscritto ad un’emozione d’immagine, o ad uno spettacolo attraverso il quale fare mostra di “muscoli” che generano ulteriori distanze e separazioni, fazioni ed etichette delle quali fare sfoggio.
La marcia della pace è un segno: il segno di una condivisione, di un coinvolgimento, di un amore fatto di incontri, volti, storie… un segno semplice, piccolo, povero, ma colmo di sogni e di futuro per sé e per gli altri. E si può ancora, tutti, imparare a ripensare sé stessi attraverso gli altri, dalle loro parole, i gesti, le preoccupazioni e le prospettive, in una necessaria “reciprocità”, che appare, invece, sempre più una parola morta nella società in cui siamo.
Ricordo sempre – in una marcia di qualche anno fa – l’intervento singolare di un bambino; .<non voglio crescere ,non voglio diventare adulto> Perché? <perché voi adulti non mi piacete, non mi piacete perché fate la guerra>.Voglio restare bambino. Noi bambini abbiamo dentro di noi la violenza, la sentiamo litighiamo, ma pio sappiamo fare la pace.>
<Ma a chi piace la guerra? Chi ci gode? Chi ci investe? Chi ci guadagna? E ci sono modi per incidere e determinare un’inversione di rotta?
Sì, esistono: la storia di ieri e di oggi rivela il pensiero e l’azione di tante persone, di tanti Organismi pubblici e privati, di tanti artigiani e artefici di pace che non si sono lasciati vincere dal pessimismo, non si sono chiusi nell’isolazionismo dei loro steccati protettivi, non hanno svenduto i sensi di dignità e libertà del loro agire.
Si sono messi sulla strada….
Proviamo a farlo. Prepariamoci alla Marcia della pace tra le vie di Avezzano, nel pomeriggio di domenica 26 gennaio. Mettiamola tutti in agenda.