Gino Milano :Chissà se tra le pagine del libro di Papa Francesco non ci sia dato di scorgere qualcosa di più di noi stessi, di ritrovare qualche spunto di lettura del tempo che viviamo oggi??
Share4Gino Milano presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia de L’Aquila
Non sono aduso a scrivere o a parlare di me. Lo faccio stavolta – con misurato stato d’animo e affidando questa nota all’amicizia con il Direttore de “Il Centro Giuridico del cittadino” – avendo saputo del libro autobiografico di Papa Francesco. Il Corriere della sera ne ha anticipato alcuni passi, tra i quali Bergoglio rammenta che << qualcuno, dopo la mia elezione a Papa, ha detto che parlo spesso dei poveri perché anch’io sarei un comunista o un marxista. Ma parlare dei poveri non significa automaticamente essere comunisti… Nelle comunità cristiane si condivideva la proprietà: questo non è comunismo, questo è cristianesimo allo stato puro >>.
Coloro che hanno la mia età ricorderanno come, in un passato non così lontano, fosse assai ricorrente attribuire l’appellativo “comunista” a chi non si trovasse allineato e coperto nelle compagini ecclesiastiche conformiste di quel tempo, pur cercando con semplicità una possibile coerenza con le istanze del Vangelo di Gesù Cristo, camminando sulle strade e tra le piazze percorse da una generazione di giovani che stavano provando a vivere i principi e i valori di quella libertà di cui si era fatta carico la precedente generazione: quella che aveva dato vita alla liberazione e alla Costituzione, alle successive riforme degli Ordinamenti, a una nuova affermazione umanistica dei doveri e dei diritti di ogni cittadino verso il “bene comune”, anche sulla scia del vento del Concilio Vaticano II, che aveva dato un salutare scossone spirituale alla Chiesa Cattolica.
Ricordo la più cara delle catechiste, Suor Cecilia – alla quale devo tanto dei fondamenti della mia fede cristiana – che incontrandomi in Cattedrale mi redarguì con la sua voce benevola e determinata: << ma è vero che sei diventato comunista? >>. Allo stesso tempo, nelle discussioni sociali e politiche venivo apostrofato come << oh, ecco pure il cattolico! >>, come quella volta alla Festa dell’Unità in Piazza Torlonia …
Erano i tempi della concorrenza politica (lo dico nella sua accezione positiva!) e anche della contrapposizione, ma con aperture verso un confronto appassionato e intellettualmente onesto (come si diceva allora!).
Come molti altri ho partecipato allo straordinario evento, in Piazza Risorgimento, con Enrico Berlinguer, apprezzando la sua personalità e credendo alle sue parole, pur non essendo iscritto al Partito Comunista. Come molti altri ho vissuto la drammatica vicenda di Aldo Moro, apprezzando la sua personalità e credendo alle sue parole, pur non essendo iscritto alla Democrazia cristiana.
Erano Maestri rigorosi, per le scelte personali e sociali che chiamavano a compiere.
Ho avuto la fortuna di conoscere maestri altrettanto esigenti, come Carretto, Calati, Bachelet, Bianchi… ed altri che ho potuto frequentare con assiduità e prossimità di vita, come don Aristide, don Antonio Sciarra e don Aldo Antonelli… Erano gli anni in cui nasceva la “Caritas”, come Organismo ecclesiale di funzione pedagogica verso i poveri, e si preparava quel grande evento della Chiesa italiana dal titolo significativo: “Evangelizzazione e promozione umana”, al quale ho avuto modo di partecipare personalmente. Ho avuto modo di impegnarmi con il movimento internazionale “Mani tese”, con la “Comunità di Sant’Egidio” – appena sorta – e nei programmi dei “cristiani per il socialismo”. Ho fatto parte per anni della “Piccola Comunità”, formidabile gruppo ecclesiale di base ad Avezzano: una piccola storia nella Storia di un tempo che vedeva i corpi intermedi come il paradigma civile della sussidiarietà, cioè di quel principio che disegna l’articolazione tra i soggetti che compongono la società, con tutte le sue ideologie, le sue diversità, le tante alterità che la costituiscono come comunità umana.
Luigi Sturzo li definiva “enti concorrenti”, per metterci al riparo dalla deriva neo-corporativa, anticipando anche la nozione di “Repubblica della sussidiarietà”, espressa dalla riforma costituzionale del Titolo V nel 2001.
Il principio di sussidiarietà – cardine della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, già formulato in modo organico nel 1931 nell’enciclica “Quadragesimo anno” – è un presidio a difesa di una società libera e democratica. Fa dei soggetti sociali (come le Organizzazioni di Volontariato, le Associazioni di promozione sociale, gli Enti di cooperazione locale e internazionale…) lo “spazio pre-politico” nel quale non soltanto si fa esperienza concreta di solidarietà (si prova, cioè, a conoscere e comprendere le esigenze dei poveri, intervenendo a loro favore) ma ci si confronta anche su una visione del mondo e dell’umanità, nella complessità e tra le diversità di pensiero.
Il loro spontaneo agire resta indispensabile, oggi come 50 anni fa, per un equilibrato sviluppo della persona umana e una più equa organizzazione politica, economica e culturale.
Chissà se tra le pagine del libro di Papa Francesco non ci sia dato di scorgere qualcosa di più di noi stessi, di ritrovare qualche spunto di lettura del tempo che viviamo oggi ??
Gino Milano