Uomo,dove sei? Domenica 19/03/2023
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Succede spesso che molti tra coloro che sono convinti di vedere bene, diventino ciechi di fronte alla realtà più vera. Mentre i ciechi diventano veri vedenti.
Guarire da una cecità interiore, spirituale o semplicemente psicologica è davvero difficile: non sempre si arriva a vedere la luce, anche quando se ne è illuminati!
Chi andrà a Messa domenica 19 marzo potrà ascoltare il Vangelo di Giovanni 9, 1-41: il lungo racconto di un cieco nato e il suo rispetto verso la verità dei fatti accadutigli, e cioè che egli <>.
Aprendosi un po’ alla volta alla verità dei fatti, quell’uomo entra nella luce del Signore, ridiventa “persona”, si fa “credente”, pur non avendo egli chiesto nulla, nessun miracolo (sono gli altri che parlano di lui e su di lui). Addirittura quel cammino di fede si rivela un’impresa a caro prezzo che gli procura l’espulsione dalla Sinagoga, cioè dalla comunità di coloro che si definiscono i fedeli a Dio e alla religione corrente.
Da un lato c’è la crescita umana e di fede di colui che è restituito alla luce; dall’altro lato c’è la crescita del fanatismo istituzionale dei farisei, il loro indurimento del cuore e del pensiero. Da un lato la forza della verità; dall’altro il pregiudizio di chi si considera detentore di una verità irremovibile, strumentalizzata, piegata a un potere che non si deve mollare per nessunissima ragione… anche la più ovvia, semplicemente da riconoscere.
E’ un atteggiamento che si riscontra non soltanto nel campo religioso (al quale siamo soliti, talvolta, imputare di tutto, quando la religione si attesta sui formalismi e ottunde il pensiero o la ragione) ma si manifesta in altri settori, in altre situazioni, nell’esercizio di tante altre funzioni sociali e pubbliche, come l’informazione, l’educazione, la politica, l’economia… fino, talvolta, a negare l’evidenza dei fatti, in virtù di “ragionamenti interessati” che stanno dentro un “sistema da difendere” e che imbrigliano la verità (si pensi a coloro che detengono il potere della parola, per l’informazione e l’educazione del pensiero della gente: i “fuori dai cori”, le “piazze pulite”, le “porte delle porte”, ecc… che dicono parole grosse e paludate, tutori della verità che riempiono il pensiero comune, distribuendo le loro logiche addomesticate alle dominanti correnti, per restare classe egemone, potere consolidato. Sono i funzionari del giudizio scontato e prestabilito, che smorzano la coscienza e irridono la ragione, sedicenti “sapienti” che non amano l’umano, non amano nessuno se non il proprio interesse.
Il Vangelo stigmatizza quell’atteggiamento che assumono i religiosi di fronte a quell’uomo che è passato dalla cecità alla luce. E, quando lui risponde parlando (e facendosene testimone) del suo percorso di coscientizzazione umana e di fede, giungono a disprezzarlo, additandogli la sua ignoranza e il suo essere “peccatore”.
La verità – che arriva come prorompente novità, quando meno la si aspetta – può essere addomesticata, costringendola dentro sillogismi perfetti; oppure può essere apertamente combattuta, a tutela delle proprie sicurezze ed emarginando chi se ne faccia portatore; oppure ci si può aprire ad essa, entrando nella luce.
E’ un itinerario che non riguarda soltanto i credenti, ma ogni persona che non voglia assumere palliativi di fronte alla realtà, non voglia alzare un mantello protettivo sulle proprie sicurezze o sui propri privilegi dis-traendosi dal mondo reale, dalla verità.
Vale per i percorsi della fede, ma anche per ogni altro cammino umano