Bimbo morto per soffocamento? ” Quello che resta di questa storia, però, è lo squallore di una pratica ospedaliera fredda, scostante, affidata a protocolli che servono più alla tutela legale del personale sanitario che alla salute dei pazienti” Luigi Cancrini Psichiatra
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L’autopsia dirà se il bimbo di Anna, nome di fantasia, è morto davvero per soffocamento. Saranno i giudici, invece, a dire se qualcuno ha colpe specifiche per la sua morte. Quello che resta di questa storia, però, è lo squallore di una pratica ospedaliera fredda, scostante, affidata a protocolli che servono più alla tutela legale del personale sanitario che alla salute dei pazienti.
Dobbiamo dire di nuovo, da psicoterapeuti, e con più forza, fino a farci sentire da tutti, che la nascita di un bambino è ogni volta un evento insieme miracoloso e pieno di rischi. Che una partita importante per la salute mentale del bambino e di sua madre si gioca nelle prime ore e nei primi giorni di vita. Che la costruzione di un ambiente umano adatto alla importanza dell’evento dovrebbe essere una priorità assoluta per i luoghi del parto e del puerperio. Che la condivisione col padre e con i famigliari dovrebbe essere favorita con entusiasmo e non subita da un personale stanco ed inaridito dai protocolli. Che la presenza di psicologi e assistenti sociali dovrebbe essere assicurata per tutte le situazioni difficili. Che medici ed infermieri dovrebbero essere educati, nelle Università, a rendersi conto del fatto che negli ospedali non si ha a che fare con dei pazienti ma con delle persone. E’ una cultura psicologica e psicoterapeutica quella di cui c’è sempre più bisogno nelle nostre strutture sanitarie. Anche se gli amministratori e i politici non se ne sono ancora accorti.
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